Coronavirus, “Una scusa per non fare niente”

1028CA80-76A6-44C5-A79C-89D45910FAEBUn commento a dir poco vergognoso, specie davanti a 15mila malati e oltre mille morti nel nostro Paese, quello del dottor Christian Jessen, 43enne medico britannico, scrittore e presentatore televisivo di show stile tabloid, come “Embarassing  bodies” (Corpi imbarazzanti) e “Supersize vs Superskinny” (Supergrassi contro supermagri). Ha anche prodotto e narrato un documentario intitolato “Cure me, I am gay” (Curatemi, sono gay), su presunte terapie per “curare l’omosessualità”.
Che le sue parole siano imbarazzanti è lui stesso ad ammetterlo, durante l’intervista radiofonica alla rete Fubar, secondo quanto riporta il quotidiano Independent: “Quello che dico potrebbe essere un po’ razzista, e mi toccherà scusarmi, ma non pensate che il coronavirus sia un po’ una scusa? Gli italiani, sappiamo come sono, per loro ogni scusa è buona per chiudere tutto, interrompere il lavoro e fare una lunga siesta”. Usa proprio il termine spagnolo, “siesta”, diffuso anche in inglese, alludendo a un prolungato riposino pomeridiano, ovvero nelle ore lavorative.

A quel punto il conduttore gli domanda se è d’accordo con la decisione di Boris Johnsondi ritardare la chiusura delle scuole. “Concordo in pieno”, risponde il dottor Jessen. “Penso che sia un’epidemia vissuta più sulla stampa che nella realtà. In fondo anche l’influenza uccide migliaia di persone ogni anno”. Il che è vero: le vittime della normale influenza sono circa 8mila l’anno soltanto in Gran Bretagna. Ma a parte che il coronavirus a detta di medici e scienziati non sembra una “normale” influenza, l’intervistatore gli fa notare che comunque già 10 persone sono morte nel Regno Unito per l’infezione arrivata dalla Cina. “Lo so, è tragico per le persone coinvolte, ma non si tratta di grandi numeri. Non colpisce le madri, non riguarda le donne incinte, e nemmeno i bambini per quanto sappiamo, perciò perché questo panico di massa? Diciamo la verità, è solo un brutto raffreddore. Non è una vera epidemia, o meglio, ovviamente lo è, ma ci preoccupiamo troppo. Beh, spero di non dovermi rimangiare queste parole!”

Laureato in medicina al prestigioso University College London, il dottor Jessen ha una specializzazione proprio alla London School of Hygiene & Tropical Medicine, la facoltà che studia i nuovi virus. Esercita tuttora la professione di medico presso una clinica privata di Harley Street a Londra, anche se il suo principale mestiere è diventato fare la star delle tivù sensazionale.

Questa sera è arrivata, sulla sua pagina Facebook, la reazione del ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio: “Qualcuno ha confuso il coronavirus per uno show. E personalmente provo imbarazzo per queste persone. Dopo l’insulto alla pizza italiana (su cui poi sono arrivate le scuse della tv francese), ora arriva l’ultimo dei conduttori televisivi, tale Christian Jessen, inglese, già noto per i suoi programmi di grande approfondimento culturale come “Malattie imbarazzanti”… Questo straordinario statista, in merito all’emergenza che stiamo vivendo, ha detto che ‘gli italiani usano delle scuse per chiudere tutto e smettere di lavorare per un po’, per avere una lunga siesta’. Io non lo commento nemmeno. E stavolta, sono sincero, non ci servono nemmeno le scuse, ancor meno le sue. È un piccolo uomo, lasciamolo alle sue farneticazioni e guardiamo avanti. Con dignità, come abbiamo sempre fatto”.

 

Cambio temperatura, siamo meno caldi?

È possibile che il nostro corpo muta per causa delle condizioni ambientali? Tuttavia possiamo accorgerci di come, quotidianamente nella nostra vita, le cose cambiano. Cambia il modo di pensare, il modo di lavorare, il modo di percepire quello che sentiamo esternamente o internamente. Ma la vera domanda è: sta cambiando in bene o in male?

 

Ebbene il nuovo modo di vivere la vita, nuove tecnologie, nuove scoperte scientifiche, nuove conquiste nel settore della medicina fanno si che la vita di un essere umano sia migliore con i tanti possibili confort e cercando di allungare più possibile la vita di ognuno di noi con le nuove cure e nuove possibilità di cercare di avere un’anima sempre più giovanile. 

 

Ora, leggendo questo, sembra tutto perfetto. Ma a livello ambientale? Che sta succedendo fuori le nostre calde e accoglienti case? Qui arriva il pensiero di un gruppo di ricercatori, della Stanford University, Stati Uniti, dove in noi sta cambiando il modo di percepire quello che è un parametro di riferimento e importanza per la vita:

La temperatura .

 

Ebbene, in questi 150 anni, spiegano gli scienziati, sono stati caratterizzati da questo cambiamento ambientale e che quest’ultimo è capace di influenzare, sensibilmente, la nostra capacità di regolare la temperatura corporea. 

 

Altri medici criticano le conclusioni dello studio degli esperti di Stanford, smentendo la loro teoria e affermando che questo cambiamento è iniziato già da più di due secoli fa.

 

Altro fattore, della teoria universitaria di Stanford, è il miglioramento delle cure dentali e del trattamento delle malattie come la malaria e la tubercolosi: “nel complesso, la frequenza degli stati infiammatori si è ridotta e di conseguenza i meccanismi che comportano una temperatura corporea più alta.”

 

In fondo, dietro lo studio di questi esperti, in realtà, c’è un altro studioso importante. Infatti, il medico meticoloso, Karl Reinhold August Wunderlich, professore di un’università tedesca, in un periodo dove la medicina ancora era piuttosto incerta, fu uno dei primi a intuire , nella metà dell’Ottocento, che la febbre non fosse di per sé una malattia, ma un sintomo. Dopo arrivò alla conclusione che la temperatura ideale del corpo umano fosse 37 gradi Celsius.

 

 La ricerca continua con alcuni ricercatori dell’Università di Maryland, sempre Stati Uniti, nel 1992, dove su 148 paziente si segnaló la media della temperatura corporea di 36,8°C. Un’altra ricerca, condotta nel 2017 su 35 mila pazienti, nel Regno Unito, stabilì un valore di 36,6°C.